LA FARMACIA DEL CAMBIO, TORINO






E scusate se è poco.

Perchè questo, è il luogo.




O meglio, questa è la piazza.
Pizza Carignano, sede dell'omonimo Palazzo nonchè sede del primo Parlamento italiano.
Il luogo dove Camillo Benso, nonchè conte di Cavour, Giuseppe Mazzini e Vittorio Emanuele II decidevano le sorti del futuro Regno d'Italia.
E, tra una discussione e l'altra, andavano a farsi un intermezzo all'antistante Ristorante del Cambio, da dove, vuole la leggenda, Cavour poteva tenere sott'occhio la situazione e il movimento  nel vicino Palazzo, ed essere sempre pronto e presente per ogni evenienza.
Questo, ristorante, gloria  e vanto di Torino e dei torinesi tutti.




Il Ristorante del Cambio, che dopo le passate traversie finanziarie ed economiche di gestioni a dir poco allegre - che lo hanno fatto finire in modo inglorioso - è recentemente rinato sotto la guida del talentuoso chef Matteo Baronetto, per la gioia dei palati di Torinesi e non.

Ma io non sono andata al Ristorante del Cambio.

L'aura di luogo riservato e di élite che mi è stata inculcata fin dalla più tenera età, ha fatto sì che, non sentendomi assolutamente all'altezza di un luogo a suo tempo frequentato dai fondatori della Patria nonchè dal Re in persona, ha fatto sì, dicevo, che io nel blasonato ristorante non ci abbia mai messo piutin, alias piede, in piemontese.
L'ho sempre solo guardato da fuori, immaginato, visto in foto, tenuta lontana dalla suddetta aura e, diciamolo, dal pensiero di un conto non propriamente popolare, come sono io.
E  nemmeno i recenti trascorsi di gestori delinquenti che hanno fatto letteralmente fallire e finire a gambe all'aria il caro ristorante sono riusciti a convincermi che anche io ero all'altezza, se non di Cavour e di Vittorio Emanuele II,  almeno  dei  meno nobili gestori. 
Ma niente. 
Il timore, il pensiero di essere come un pesce fuor d'acqua e non godermi nè luogo né piatti né nulla, mi ha sempre fatto desistere.

Fino a oggi.
Oggi pomeriggio, ore 14.
Oggi pomeriggio, con Gabriele,  sono andata qui.










Non fatevi ingannare dall'antica insegna "farmacia", che è rimasta come pezzo d'epoca.
La "farmacia" è oggi un "pezzo" del Ristorante del Cambio.
Questo, pezzo.













Vale a dire, la bottega del Cambio.

Un localino,  raccolto e gradevole,  annesso e collegato all'omonimo Ristorante, che oltre a fare servizio di ristorazione con  praticamente le stesse portate del ristorante, ma in maniera più informale e veloce, propone anche una serie di delikatessen da asporto, sia dolci che salate.
E quindi non solo pasticcini, torte, croissants, bignè, praline, ma anche agnolotti, tortellini, trancetti di quiches e altre minuterie.

Gabriele ha scelto questo.





Un  tiramisù con una bella T centrale, come tiramisù ma anche come Torino.
Ma c'era anche altro.
C'erano le crostate....






le paste fresche....




le torte dalla forma inusuale, così lontane dall'idea della solita mega torta...così fini, così eleganti, così...Torino style..






ah, e poi il reparto salato..





con tagliolini, agnolotti, gnocchi ripieni...tutto da asporto ma anche gustabile in loco.



E  anche con tanto di cuochi e chef a vista..
Scusate la foto sfuocata, ma non mi sembrava rispettoso  fotografare le persone mentre lavoravano: siamo  o non siamo al Cambio? Così la foto l'ho praticamente "rubata", anche se so benissimo che, se avessi chiesto il permesso di farla, non me l'avrebbero di certo negato...







Il personale, infatti, è stato cortese e disponibile senza eccedere in nulla: nè eccessivamente cortese e invadente da farmi sentire un pesce fuor d'acqua, una zotica in vacanza, ma nemmeno troppo "piacione" o alla mano, tipo quegli osti di paese, ma anche di città, che vogliono fare i simpaticoni a tutti i costi e ti trattano da amicone col risultato di risultare solo pesanti e invadenti.
Il personale della bottega del Cambio non è così: è efficiente, sorridente e gradevole ma senza mai eccedere, senza mai nè importunare nè abbandonarti. 
E' professionale, ecco.
Semplicemente e amabilmente professionale.







Che dire poi del tiramisù? Era una nuvola, e  il sapore della sofficissima e dolce mousse era sapientemente spezzato dal biscuit  al cacao imbibito di caffè, in un perfetto equilibrio di sapori: uno completava l'altro e la dolcezza di una, la mousse,  era bilanciata dalla decisione e dalla sapidità dell'altro, dal gusto del cacao e del caffè. 
E lo dice una a cui non piace il caffè!

Ah, e come ultimo, last but not least, arriviamo all'argent, al conto, al vil denaro:
Il tiramisù della foto sopra, ha il prezzo di 7 euro.
Considerando che nella peggiore trattoria di paese o di città vi rifilano spesso il "tiramisù della casa" di aspetto indegno e gusto peggio a non meno di 5 euro, direi che 7 euro per un dolce ottimo, elegantemente presentato, sapientemente preparato e professionalmente servito, sono un prezzo più che onesto!

E quindi, in bocca al lupo al nuovo Ristorante del Cambio, alla sua bottega, ai suoi addetti e allo Chef Baronetto, con l'augurio di continuare su questa strada, per  continuare a tenere alto il nome di uno dei più antichi e prestigiosi "pezzi" di Torino.

Voto: 10
... lo dice anche Gabriele ;-)







Arrivederci, bottega del Cambio, a presto!